DISCOLISI PERCUTANEA CON OSSIGENO-OZONO
La Discolisi percutanea non richiede anestesia totale, è praticamente indolore e si effettua con il paziente ben sveglio. Tecnica percutanea diffusa in Italia nel 1994 dal dr Iucopilla e subito dopo dal dr A. Alexandre, S.Scopetta, J.Buric e R. Paradiso, prevede il trattamento molto spesso definitivo di alcuni tipi di ernie discali lombari. In oltre 5000 casi trattati non vi è mai stata nessuna complicanza.
Questa tecnica entra nella famiglia delle tecniche “percutanee”; non è ambulatoriale e viene effettuata in sala operatoria, a paziente sveglio , in ambiente sterile, alla presenza di un anestesista e con l’ausilio di uno strumento radiologico come “l’ amplificatore di brillanza” che permette di guidare la mano su dove inserire l’ago.
FAQ
Qual’è la differenza tra l’intervento tradizionale chirurgico e la discolisi?
R. In quello tradizionale detto a “cielo aperto”, il paziente viene addormentato in anestesia generale e si usa il bisturi, aprendo i tessuti e rimuovendo materialmente l’ernia. La discolisi percutanea invece è una metodica che si effettua senza dover incidere i tessuti, nè tantomeno usare il bisturi, ma inserire un ago sottile e tramite esso viene immesso nel disco intervertebrale lesionato una piccola quantità di gas, cioè l’Ozono.
Perché proprio l’Ozono, cosa provoca questo gas?
R. L’Ozono, che è un gas prodotto da un apposito generatore, ha un effetto “disidratante” sull’ernia in quanto possiede una spiccata proprietà ossidante.
Il problema è che questo effetto disidratante non sempre avviene a parità di dosi e concentrazioni .
Quali sono i vantaggi dell’uso dell’ozono?
R. I vantaggi sono tantissimi, innanzi tutto perché il paziente viene trattato con questa metodica senza che i suoi tessuti profondi ne abbiano delle conseguenze, non si creano cicatrici ne’ esterne ne’ interne, responsabili queste ultime, di dolori postumi negli interventi a cielo aperto, inoltre non vi è anestesia generale ma solo locale.
Le probabilità di successo sono basse?
R. No, anzi sono discretamente alte ma in relazione al tipo di ernia discale.
Dove viene effettuato l’intervento?
R. In sala chirurgica per avere la massima igiene e asepsi ma esiste anche l’ozono-terapia ambulatoriale
Qual’è la differenza?
R. L’ozono terapia ambulatoriale consiste in una puntura intramuscolare in corrispondenza del disco malato; questa tecnica più antica viene effettuata dal 1984.
La metodica possiede più che altro qualità palliative, disinfiammanti, antalgiche in quanto non agisce sulla causa : il gas non viene immesso dentro il disco.
L’ozono terapia ambulatoriale viene effettuata in dieci o dodici sedute, mono o bisettimanali in ambulatori autorizzati, gestiti da medici che abbiano fatto un regolare corso. L’effetto della terapia si manifesta in un periodo compreso tra le 4 e le 10 settimane.
Si basa sul fatto che vari fattori umorali contribuiscono alla produzione del dolore. L’ozono agendo con meccanismo antinfiammatorio ed antiossidante contribuirebbe al ripristino dell’equilibrio biochimico.
Quanti giorni di riposo occorrono per il post discolisi?
R. Una convalescenza brevissima, solo un paio di giorni rispetto ai 20-30 negli interventi open. Abbiamo poi l’assenza di “complicanze tardive”.
Cosa sono le “complicanze tardive”?
R. Quando si opera “a cielo aperto”, si creano delle cicatrici che così come si formano sulla cute, così si vengono a creare anche in profondità intorno alle strutture nervose. Queste fibrosi-cicatriziali , in una discreta percentuale dei casi, anche a distanza di anni, si infiammano e rievocano lo stesso dolore che il paziente aveva prima di essere operato.
E’ possibile effettuare nelle strutture pubbliche la discolisi con ossigeno-ozono?
R. E’ sicuramente possibile anche se ci sono delle difficoltà di tipo amministrativo inerenti al riconoscimento o meno dei vari tipi tecniche da parte delle ASL .
Però debbo dire che sono al corrente che all’Ospedale “Bellaria” di Bologna, e forse anche in quello di Udine , è possibile eseguirla in regime di convenzione.
Per concludere?
R. E’ fondamentale che il paziente venga visitato da chi possiede una esperienza clinica notevole sul problema delle ernie del disco e su quello della colonna vertebrale . Il rischio è che si cada nella rete di “ avventurieri” o inesperti che magari sono “padroni” solo di una tecnica senza know-how di chirurgia tradizionale e di conoscenze cliniche ( algologiche, neurologiche, psicologiche, radiologiche ) .
C’è il rischio concreto che il “gestore” di quella determinata tecnica tenda a forzare le
Indicazioni e ad applicarla a largo come una panacea.